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del  23  novembre 2014

 

Primo incontro con la lettrice

Rivolgo a te un saluto mia cara; ti do del

tu confidenziale in quanto a quattr’occhi.

L’uscita di questa pubblicazione agogna

un risultato solamente. Concorrere al cam-

biamento della società umana in cui vivia-

mo. Di ogni sua componente. L’imposta-

zione attuale ha per filo conduttore unico,

la soggezione, ed ad un tempo obiettivo, al-

l',e dell', accumulo del denaro. Null’altro esiste.

Dal più povero al più ricco. Lo strapotere conse-

guenza obbligata, attribuito all’utilità economi-

ca, ha azzerato con la rassegnazione, la sen-

sibilità a qualsiasi principio sano.  Sia esso di salute

pubblica, di ambiente, di rispetto per la natura,

degli animali, della prole nascitura. Il disastro

provocato col paravento dell’occupazione

sbandierato dai venduti mass-media, televisioni

e giornali in capo, ha prodotto un’apocalisse.

Chiudo: non ci rimane altro se non cambiare

tutte le regole in corso. Da solo non ce la faccio.

Mi occorre il tuo aiuto.     Giacomo.

 

Pagina  sperimentale

I di tre parti

Data ultimo quarto del novecento                            

           Io e Pancrazio

Dottoressa Alessia Maria del Prà gentilissima. Le auguro il buon giorno. Oggi ho piacere  nell’esporLe due semplicissime regole di vita da me apprese…………   Una me l’ha spiegata con candore che è tipico dei semplici, con una intelligenza troppo lineare la sera di venerdì padre Albanese, in occasione dell’incontro avvenuto quel giorno.

Quando due coniugi non vanno più d’accordo è giusto, anzi è l’unica cosa obbligata, e saggia da fare, allontanarsi. Ma come, dirà forse Lei, come ho detto anch’io: l’unione matrimoniale, l’indissolubilità ed i luoghi comuni del cattolicesimo?  Ma padre Albanese, Lei lo ha già capito da sola è un prete un tantino speciale, è un prete della strada, non da arcivescovado come lei saprà.

Lui qualche volta quando sente il giusto, può permettersi di non andare d’accordo  neanche col sommo pontefice.   Ed ecco vede………………………………… i tempi forse erano diversi, ma non tanto, specie nel mio ambiente di allora.  Vede Alessia Maria per quei tempi esistevano due modi di vivere diversi.  Il primo era quello della massa popolare, l’assenza di benessere rende sempre maggiori freni alle libertà individuali, soprattutto nei rapporti col mondo esterno.  Il secondo era rappresentato dai così detti figli di papà.    Nella mia brevissima parentesi di vita ed esperienza ante matrimonio, non mi mancava di frequentare il club della costa, il ballo delle deb, o i night di Montecarlo e Taormina, ha mai sentito parlare della Giara?  L’università poteva aspettare, peraltro le studentesse di allora erano di ambiente diverso, mi comprenda non ho mai fatto discriminazioni a livello affettivo, ma non ci sognavamo neanche di avvicinare le piccolo borghesi un tantino bigotte; loro avevano la necessità di studiare, pensi a quelle di paese col senso di responsabilità di gravare sui sacrifici della mamma per il loro mantenimento.

Alla mia facoltà eravamo solo in pochi, anzi pochissimi ad andare in auto propria: Io ci sarò andato in tutto, meno di dieci volte senz’altro. Ma ad andare con auto come la mia eravamo in due.  Io e Pancrazio stira.

Pancrazio stira “STIRA”;

(1)         Il suo regno era la circonvallazione, le staccate con Pancrazio stira si facevano dal ponte sul torrente alla filiale della Lancia.   Non lo cercavo di certo, come non cercavo nessuno, ma sicuramente alla prima occasione fortuita non mi sarei tirato indietro.

Perché stira?   Pancrazio Altamura, qualche anno più di me, facemmo assieme la terza liceale, quel qualche anno in più di me, me lo rendeva antipatico, con Pancrazio bisognava o prima o poi incontrarsi e misurarsi; aveva più esperienza di me, auto potenziata, assetto speciale, io pochi mesi di patente, mi stavo dando da fare per montare il turbo compressore sulla mia gran turismo, si il turbo.

Allora il turbo non esisteva, le turbo sono nate un ventennio dopo; ed allora?   Vede Alessia Maria, la mia auto dei diciott’anni, doveva essere un’altra, la n. 1 delle auto, avevo economizzato per anni ed anni di seguito, da bambino;  con gli accordi raggiunti con mio padre, lui avrebbe dovuto regalarmi quella che poi mi comprò, e con la differenza contavo di arrivarci.  Certamente sarebbe stato un usato, ma così non fu.  Dovetti accontentarmi dell’Alfa.  Fu comprata il giorno prima del mio compleanno, così quando andai il giorno in cui compii gli anni a ritirare il foglio rosa, con un giorno di anticipo su quello consentito per il rilascio, la mia Alfa mi attendeva.    Anzi ci attendeva, perché fino all’ottenimento della patente, dovevo far coppia fissa con Giulio Conti, lui aveva la patente e doveva starmi accanto, lui era già anziano, aveva la patente da qualche settimana.

E così insieme a Zio Ninetto, un vecchietto simpaticissimo, un vero mago dei motori ottantenne, anzi ottantaduenne, era stato pilota e capo collaudatore in scuderie da corsa da giovane, decidemmo di montare il compressore, ne procurai uno, lui doveva predisporre le modifiche, credo che in Puglia e nel mezzogiorno d’Italia tutto, non ci fosse nessun altro in grado di farlo.   Intanto, per preparare l’assetto, montammo dei Gran Prix, maggiorati, il top.

Uscimmo per le prove.

Il banco di prova allora era il lungomare, il traffico peraltro era inesistente, ma ecco che mentre proviamo accelerazioni e rallentamenti, quello stupidino di Benni, uno scemetto integrale, (ma non quanto me)………..

………………………….

Prosegue sui numeri 2 e 3

 

 

 

                              Come e perché nasce    L’IRREGOLARE

Affonda la propria genealogia in decenni e decenni trascorsi a combattere contro l’arroganza e la corruzione radicata negli enti pubblici. Dagli anni settanta dello scorso secolo, lo sviluppo, la tracotanza, la spudoratezza degli amministratori pubblici, e di una parte significativa dei pubblici dipendenti, si è perfezionata, e normalizzata.  Dalle mazzette del dieci per cento di storica memoria, si è passati alle truffe organizzate, con cui si riesce a frodare il trecento per cento. Basti pensare alle realizzazioni delle aree portuali da diporto realizzate con tali strategie.   Per i puri di spirito è incomprensibile l’assunto.  Soltanto per qualche più smaliziato spiego il perverso meccanismo. Ipotizziamo un appalto pubblico di 50milioni di euro per tale finalità. Con un subdolo meccanismo di scatole cinesi, il socio prestanome dei politici subappalta la realizzazione delle opere a terzi. Piccoli e medi imprenditori che verranno truffati pesantemente. Rovesciando sul tavolo, a banche pilotate da conniventi, gli appalti pubblici, si ottengono finanziamenti milionari, che prendono la via per i conti personali degli accoliti. Sulla carta vengono venduti i posti barca che non verranno mai finiti.  I subappaltatori, sicuri dei futuri pagamenti, che invece rimarranno soltanto chimere, vanno avanti coi lavori fino a dissanguarsi.  Infine con una revisione sui prezzi per lavori fatti da altri e mai pagati, si deliberano un incremento sull’appalto. Conclusione: truffando tutti, dal miserrimo dieci per cento dei vecchi andreottiani si è impinguato il malloppo fino al trecento per cento dei neo berlusconiani. Ebbene, purtroppo non adeguandosi all’andazzo, l’imprenditore sano e corretto, sciocco per la credenza attuale, si avvia  inesorabilmente a perdere il proprio patrimonio, imbevuto di onestà e sacrifici, anche di più generazioni.    La professionalità e la preparazione e la competenza anche se superlative; naufragano miseramente contro lo strapotere dei corrotti.    Questa la fonte di: “Vivere in serenità”  e de: “L’Irregolare”.

 

                                                                          pubblicazione aperiodica priva di testata, della

associazione politica:”VIVERE IN SERENITA’;

fornitore di hosting Aruba; autore responsabile:

Antonino Russo  n. 22 08 1948 Catania; 

sede:via S. Maddalena 14; 95124 Catania.

 

 

      

 

 

 


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